Nel judo, l’arte della proiezione è il fulcro di una disciplina che armonizza tecnica, equilibrio e tempismo. La comprensione dei principi dinamici che sottendono le tecniche di lancio è essenziale per padroneggiare l’efficacia sul tatami e accedere alla dimensione più profonda di questa arte marziale: quella in cui il corpo e lo spirito si muovono in perfetta sincronia.
Il fondatore del judo, Kanō Jigorō, concepiva il judo come un metodo per perfezionarsi attraverso lo studio del movimento e del confronto controllato. In quest’ottica, le proiezioni non sono solo strumenti tecnici, ma rappresentano l’attuazione concreta di principi filosofici: massima efficacia con il minimo sforzo (seiryoku zen’yō) e mutuo beneficio (jita kyōei).
Le categorie dinamiche della proiezione
Sebbene la classificazione ufficiale del Kodokan divida le tecniche in base alla parte del corpo utilizzata, un altro approccio, affinato dall’esperienza di grandi maestri giapponesi, consiste nel raggrupparle secondo la dinamica del movimento. Questo metodo offre una chiave di lettura più intuitiva ed efficace, specialmente per chi aspira a rendere fluida e naturale la propria esecuzione.
1. Principio Nage (Sollevare)
Questo principio comprende tecniche in cui Tori (colui che esegue la tecnica) rompe l’equilibrio di Uke (colui che subisce) in avanti, posizionandosi sotto il suo baricentro e utilizzando la forza delle gambe per sollevarlo e proiettarlo.
Alcuni esempi:
- Seoi-nage (背負投): Conosciuta come “lancio sulle spalle”, è una delle tecniche più iconiche del
judo. Tori si gira di spalle a Uke, infilando un braccio sotto l’ascella di Uke e caricandolo sulle spalle per poi proiettarlo in avanti. - Kata-guruma (肩車): Letteralmente “ruota sulle spalle”, questa tecnica prevede che Tori sollevi
Uke sulle proprie spalle come se fosse una carrucola, per poi farlo cadere in avanti. Sebbene
tradizionalmente parte del judo, alcune varianti sono state limitate nelle competizioni moderne. - Sukui-nage (掬投): Chiamata “lancio a cucchiaio”, Tori utilizza entrambe le braccia per sollevare
Uke dalle gambe o dal tronco, rovesciandolo all’indietro o di lato.
2. Principio Otoshi (Precipitare)
In queste tecniche, Tori sfrutta una trazione diretta verso il basso, inducendo Uke a precipitare direttamente verso il tatami, spesso creando uno spazio vuoto sotto di lui ideale per rendere efficace la proiezione.
Alcuni esempi:
- Tai-otoshi (体落): Significa “caduta del corpo”. Tori estende una gamba davanti a Uke come
barriera e, tirandolo in avanti, lo fa cadere oltre la gamba estesa. - Seoi-otoshi (背負落): Simile al Seoi-nage, ma Tori si inginocchia durante l’esecuzione,
abbassando ulteriormente il centro di gravità e facendo cadere Uke più rapidamente. - Uki-otoshi (浮落): Conosciuta come “caduta fluttuante”, Tori tira Uke in avanti mentre arretra, facendolo cadere sfruttando il suo stesso movimento.
3. Principio Tsurikomi (Tirare e Sollevare)
Questo principio combina un’azione di trazione (tsuri) e sollevamento (komi), spesso accompagnata da un blocco con l’anca o la gamba, creando uno squilibrio diagonale in avanti.
Alcuni esempi:
- Harai-goshi (払腰): “Fianchi spazzati”. Tori utilizza l’anca e una gamba per spazzare la gamba di
Uke mentre lo tira e solleva, proiettandolo sopra l’anca. - O-goshi (大腰): “Grande anca”. Tori avvolge Uke con le braccia e utilizza l’anca come fulcro per sollevarlo e proiettarlo in avanti.
- Tsuri-komi-goshi (釣込腰): “Sollevamento e trazione con l’anca”. Tori tira Uke verso di sé
mentre inserisce l’anca, sollevandolo e proiettandolo sopra l’anca. - Sasae-tsurikomi-ashi (支釣込足): “Blocco e sollevamento del piede”. Tori blocca il piede di Uke
mentre lo tira in avanti, facendolo cadere sul lato bloccato.
4. Principio Gari (Falciare)
Tecniche in cui Tori, effettuando un’azione di falciata sulla gamba di Uke che non si è ancora stabilizzata, lo proietta interrompendo il suo movimento.
- O-soto-gari (大外刈): “Grande falciata esterna”. Tori falcia la gamba esterna di Uke verso
l’esterno mentre lo tira all’indietro, facendolo cadere sul dorso. - Ko-uchi-gari (小内刈): “Piccola falciata interna”. Tori falcia la gamba interna di Uke verso
l’interno mentre lo spinge all’indietro, facendolo cadere. - O-uchi-gari (大内刈): “Grande falciata interna”. Simile al Ko-uchi-gari, ma con un’azione più
ampia e potente sulla gamba interna di Uke.
5. Principio Harai (Spazzare)
Questo principio si basa su un movimento breve e lineare di spazzata, eseguito su una gamba di Uke
che è ancora in fase di movimento, ossia non ha ancora assunto un appoggio stabile sul tatami. Tori
intercetta questo momento di instabilità per proiettare Uke, sfruttando il principio dell’azione nella
transizione.
Alcuni esempi:
- De-ashi-barai (出足払): “Spazzata del piede avanzante”. Una delle tecniche più eleganti del judo:
Tori intercetta il piede di Uke appena prima che tocchi terra, durante un avanzamento, e lo spazza
lateralmente, facendolo cadere con il minimo sforzo. - Okuri-ashi-barai (送足払): “Spazzata dei piedi in accompagnamento”. Simile al precedente, ma
eseguito quando entrambi i piedi di Uke si muovono in sincronia, ad esempio durante uno
spostamento laterale. - Harai-tsurikomi-ashi (払釣込足): Unisce la spazzata del piede all’azione di trazione e
sollevamento del braccio, rappresentando un raffinato equilibrio tra forza e sensibilità nel tempo
d’esecuzione.
Queste tecniche richiedono un’abilità straordinaria nella lettura del ritmo dell’avversario e una sensibilità propriocettiva che si matura solo con una lunga pratica.
6. Principio Gake (Agganciare)
Nel principio Gake, Tori aggancia attivamente una gamba stabilizzata di Uke, creando un punto di leva dal quale lo stacca da terra per farlo cadere. A differenza del Gari, qui l’appoggio è già consolidato: è l’azione di torsione o trazione che disarticola la stabilità di Uke.
Alcuni esempi:
- Ko-soto-gake (小外掛): “Piccolo aggancio esterno”. Tori aggancia la parte esterna della gamba posteriore di Uke, spesso dopo uno squilibrio laterale, e lo trascina verso il basso.
- O-soto-gake (大外掛): “Grande aggancio esterno”. Variante più ampia, eseguita con maggiore impegno del corpo, in cui Tori si appoggia pesantemente su Uke prima dell’aggancio.
- Yoko-gake (横掛): “Aggancio laterale”. Tori si lancia lateralmente verso il basso (quasi in una forma di sutemi) mentre aggancia la gamba di Uke. Richiede perfetto timing e senso del rischio.
7. Principio Guruma (Ruotare)
Guruma, che significa “ruota”, comprende le tecniche in cui Uke viene proiettato attraverso una rotazione assiale, spesso attorno a un punto fisso che Tori crea con il proprio corpo. Queste tecniche evidenziano l’elemento rotazionale come centro della proiezione.
Alcuni esempi:
- Hiza-guruma (膝車): “Ruota del ginocchio”. Tori blocca il ginocchio di Uke e lo fa ruotare attorno ad esso, proiettandolo di lato. È una delle tecniche più raffinate e didatticamente significative.
- Ashi-guruma (足車): “Ruota del piede/gamba”. Simile alla precedente, ma con un blocco più basso, in genere al polpaccio o alla caviglia, sfruttando la rotazione del corpo di Uke.
- O-guruma (大車): “Grande ruota”. Tori fa ruotare Uke su un ampio arco, sollevandolo parzialmente, con una gamba che agisce da fulcro.
Queste tecniche manifestano la grazia del judo, dove la forza centripeta prende il posto della mera potenza.
8. Principio Makikomi (Avvolgere a spirale)
Makikomi significa letteralmente “avvolgere dentro”. In queste tecniche, Tori sacrifica la propria posizione eretta per avvolgere Uke con il proprio corpo, trascinandolo in una spirale verso il suolo.
È spesso utilizzata come prosecuzione dinamica di un attacco iniziale fallito.
Alcuni esempi:
- Soto-makikomi (外巻込): “Avvolgimento esterno”. Tori esegue un movimento di torsione del busto avvolgendo Uke al di fuori del proprio asse, e si lascia cadere lateralmente per completare la
proiezione. - Uchi-makikomi (内巻込): “Avvolgimento interno”. Variante più interna, dove Tori avvolge Uke vicino al proprio fianco interno, spesso contro un braccio o una spalla bloccata.
- Harai-makikomi (払巻込): Combinazione tra spazzata e avvolgimento, che implica una grande partecipazione del bacino e una caduta spiraliforme. Molto usata in ambito agonistico.
Makikomi è un principio avanzato, che spesso si rivela decisivo nelle competizioni, proprio per la sua capacità di rompere schemi e ribaltare situazioni complesse.
9. Principio Sutemi (Lanciarsi a terra per proiettare)
Sutemi-waza, letteralmente “tecniche di sacrificio”, incarnano il principio più audace del judo: rinunciare alla posizione eretta per guadagnare la vittoria. Sono suddivise in Ma-sutemi-waza (cadute all’indietro) e Yoko-sutemi-waza (cadute laterali).
Alcuni esempi:
- Tomoe-nage (巴投): “Lancio a cerchio”. Tori si sdraia all’indietro piazzando un piede sul ventre di Uke e lo proietta sopra di sé in un ampio arco.
- Sumi-gaeshi (隅返): “Rovesciamento dell’angolo”. Tori si lascia cadere all’indietro di lato, accompagnando Uke in una rotazione a spirale.
- Yoko-guruma (横車): “Ruota laterale”. Tori ruota lateralmente sotto Uke, facendo leva con le gambe o il busto, e lo fa cadere sul fianco opposto.
- Ura-nage (裏投): “Proiezione rovesciata”. Tecnica potente e spettacolare, eseguita lanciando Uke all’indietro sopra la testa di Tori, sfruttando la propria caduta all’indietro.
Sutemi è il principio della fiducia estrema: nel proprio equilibrio, nella dinamica della tecnica, e soprattutto nella capacità di “cadere per sollevare”.
Una lezione che va oltre il tatami
Come insegnava Daigo Toshiro, uno dei più alti esponenti del Kodokan e 10° dan di judo, “una tecnica senza spirito è solo forma”. I principi dinamici di proiezione non vanno memorizzati come schemi meccanici, ma compresi come strumenti per affinare il proprio sentire, la propria capacità di percepire il momento e il ritmo dell’altro.
Nel judo autentico, la proiezione non è mai violenza: è un dialogo corporeo che esprime armonia, precisione e rispetto. È un linguaggio fatto di silenzio, ma denso di significati.