
Tra le proiezioni più raffinate e concettualmente pure del Judo, Uki Goshi (浮腰) – l’“anca fluttuante” – si distingue per la sua eleganza tecnica, per la profondità del gesto e per la fedeltà assoluta ai principi filosofici che governano quest’arte marziale. Si tratta di una tecnica apparentemente semplice, ma che cela un mondo di sensibilità, precisione e tempismo, tanto da essere stata prediletta dal fondatore del Judo, Jigoro Kano, che ne eseguiva una versione sublime sul lato sinistro, al punto da guadagnarsi il titolo di kami waza, “dio della tecnica”.
Etimologia e pronuncia: l’arte della leggerezza
Il termine Uki Goshi si compone di due kanji: 浮 (Uki), che significa “fluttuante”, “galleggiante”, e 腰 (Goshi o Koshi), che indica l’anca, i fianchi, il bacino. La pronuncia originale sarebbe ukigoshi, ma nella traslitterazione giapponese, per ragioni fonetiche, il termine koshi muta in goshi quando preceduto da una parola finente per vocale, secondo una regola nota come rendaku (voce sequenziale). Così come harai diventa barai in Harai Goshi, koshi diventa goshi in Uki Goshi.
Il concetto di “fluttuazione” in questo caso va interpretato come una rotazione morbida e controllata sull’anca, senza sollevamento, in contrapposizione a tecniche più “fisiche” come O Goshi, dove il corpo di Uke viene sollevato nettamente in aria. Qui, invece, si parla di una rotazione elegante, che sfrutta lo squilibrio e la sensibilità, più che la forza bruta.
Classificazione tecnica e collocazione nel Gokyō
Uki Goshi appartiene alla categoria delle Koshi-waza (tecniche d’anca), ed è inserita nel Gokyō no Waza, il sistema ufficiale delle 40 tecniche di proiezione tradizionale del Judo. In particolare, è la prima tecnica del secondo gruppo (Dai Nikyō) nella versione attuale riorganizzata nel 1982. La sua presenza fin dagli albori del Gokyō (1895) testimonia l’importanza storica e pedagogica di questa tecnica, considerata fondamentale per la comprensione dell’intera famiglia delle proiezioni d’anca.
Analisi dell’esecuzione: Kuzushi, Tsukuri, Kake
1. Kuzushi (squilibrio)
La fase di squilibrio è sottile e va ottenuta nel momento in cui Uke avanza il piede sinistro o indietreggia con il destro: è proprio questa l’opportunità, quasi invisibile, che Tori deve cogliere. Il baricentro di Uke viene spinto diagonalmente in avanti verso sinistra, usando una trazione del braccio e una spinta del fianco, creando un disequilibrio irreversibile.
2. Tsukuri (preparazione)
Tsukuri richiede un Tai Sabaki (spostamento del corpo) deciso ma controllato: Tori avanza col piede destro tra i piedi di Uke, il piede sinistro ruota e si posiziona leggermente oltre quello sinistro di Uke. Il braccio destro passa sotto l’ascella di Uke e si avvolge attorno alla sua vita, mentre il fianco destro sfiora il ventre dell’avversario, senza caricarne il peso.
3. Kake (esecuzione)
Il gesto finale è una rotazione fluida: Tori mantiene la trazione col braccio sinistro, ruota il busto verso sinistra e accompagna Uke in un volo basso, guidato più che imposto, dove la rotazione dell’anca sostituisce la forza del sollevamento. È, in effetti, un invito alla caduta, non una costrizione.
Chiavi per un’esecuzione efficace
L’efficacia di Uki Goshi non risiede nella potenza, ma nella precisione del tempismo, nella connessione profonda con l’energia dell’altro, nella fluidità dei movimenti e in una sensibilità muscolare raffinata. Il corpo di Tori deve rimanere rilassato, pronto ad adattarsi, come l’acqua che prende la forma del recipiente. L’equilibrio e la centratura sono essenziali: la minima rigidità rompe l’armonia e rende inefficace la tecnica.
Applicazioni tattiche e strategiche
Uki Goshi è una tecnica d’attacco straordinariamente utile in situazioni di breve distanza, soprattutto quando Uke si trova in leggera avanzata o resiste con una certa rigidità al contatto.
- In Ai Yotsu (guardia uguale, destra contro destra), la tecnica si applica con estrema naturalezza, sfruttando l’apertura creata dal contatto delle anche.
- In Kenka Yotsu (guardia opposta), l’ingresso richiede maggiore sensibilità, ma può diventare devastante se eseguito con rapidità e precisione, soprattutto se Uke forza verso la propria presa dominante.
Momenti ideali:
- In attacco diretto, per sorprendere un avversario più forte fisicamente.
- In contrattacco, sfruttando l’avanzamento eccessivo di Uke.
- In difesa, come risposta fluida ad un tentativo di spinta o squilibrio frontale.
Combinazioni (Renraku-waza) e contrattacchi (Gaeshi-waza)
- Combinazione classica: Uki Goshi → Uchi Gari (内刈). Se Uke resiste spostando il peso all’indietro, l’azione si trasforma elegantemente in un’entrata di gamba.
- Altra combinazione: Uki Goshi → Harai Goshi (払腰). Se Uke evita il contatto d’anca saltandola, la risposta naturale è una proiezione ampia con la gamba.
- Contrattacco (Gaeshi-waza): Un efficace contrattacco a Uki Goshi è Yoko Guruma (横車): quando Uke, anziché opporsi frontalmente, ruota e sfrutta il movimento di Tori per ribaltarlo lateralmente con una proiezione circolare.
Conclusione: l’eco della filosofia del Judo
In Uki Goshi si incarna alla perfezione il principio cardine del Judo: “Seiryoku Zen’yō” – il miglior uso dell’energia. Non si vince imponendo, ma accompagnando. Non si domina con la forza, ma con la sensibilità e l’intuizione. In questa tecnica, la rotazione dell’anca diventa metafora della vita stessa: non opporsi agli eventi, ma girarci attorno, con grazia e misura, trasformando l’impeto in danza.
È per questo che Uki Goshi, più che una semplice tecnica, è una dichiarazione d’intenti: una dimostrazione di come, nel Judo come nell’esistenza, si possa ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, lasciando che sia la fluttuazione – non la resistenza – a guidare il nostro percorso.