
Nel raffinato lessico del judo, ogni tecnica è un ideogramma in movimento, un’armonia tra forma e intenzione. O Soto Gari (大外刈) è una di queste espressioni purissime: un gesto ampio, fluido, apparentemente semplice ma denso di significato e strategia.
Etimologia e pronuncia
Il termine O Soto Gari si compone di tre elementi giapponesi:
- Ō (大) significa “grande”;
- Soto (外) indica “esterno”;
- Gari (刈) deriva dal verbo karu, “falciare”.
Letteralmente, dunque, O Soto Gari si traduce come “grande falciata esterna”. La pronuncia corretta è “ō soto gari”, con una lunga “o” iniziale. Nella tradizione marziale giapponese, il termine “gari” può talvolta subire una variazione fonetica (rendaku), diventando “kari” o “bari” in altri contesti, come accade per esempio in Harai Goshi, che può essere pronunciato anche Barai Goshi.
Classificazione nel Gokyo e natura tecnica
O Soto Gari è una delle tecniche fondamentali del judo e appartiene al primo gruppo (Dai Ikkyo) del Gokyo no Waza, la classificazione codificata nel 1895 dal Kodokan. Più precisamente, è inserita al quinto posto nel primo gruppo della serie originaria e al quarto del terzo “principio” della revisione del 1982.
È una tecnica di gamba (Ashi-waza), nella quale la proiezione avviene attraverso una falciata ampia e decisa sull’arto posteriore dell’avversario. Essa si distingue per la sua efficacia e viene insegnata sin dalle prime fasi dell’apprendimento, pur richiedendo un’esecuzione precisa per evitare effetti eccessivamente traumatici.
Esecuzione: Kuzushi, Tsukuri, Kake
Kuzushi (squilibrio)
Il momento iniziale della tecnica è cruciale. Tori, dalla posizione naturale destra (migi shizen tai), avanza il piede sinistro esternamente a quello destro di Uke. Contemporaneamente, la mano sinistra tira diagonalmente verso il basso, mentre l’avambraccio destro preme contro il torace di Uke. Questo crea un punto di squilibrio verso il tallone destro dell’avversario.
Tsukuri (preparazione)
Il corpo di Tori si avvicina aderente a quello di Uke, mantenendo il contatto con il fianco. La gamba destra viene sollevata e portata dietro a quella di Uke con un movimento ampio, come se si stesse calciando un pallone. Il busto si inclina leggermente in avanti, pronto a imprimere l’energia necessaria alla proiezione.
Kake (esecuzione)
La fase esecutiva è una falciata decisa con la gamba destra tesa, che agisce in forma di falce (dita rivolte verso il basso), colpendo la parte posteriore della gamba di Uke. Il busto di Tori spinge in avanti, e la testa si orienta verso il basso per migliorare la coordinazione. È essenziale colpire dal ginocchio in su, evitando il polpaccio, che potrebbe causare un danno fisico senza risultare efficace.
Elementi fondamentali per una corretta esecuzione
Una buona esecuzione di O Soto Gari richiede:
- Tempismo millimetrico, per cogliere l’istante in cui l’avversario ha il peso sbilanciato all’indietro;
- Sensibilità tattile, per percepire la resistenza e adattare la forza;
- Equilibrio dinamico, poiché Tori deve proiettare mantenendo la propria stabilità;
- Rilassamento muscolare, che consente fluidità, evitando tensioni che rallenterebbero il movimento.
Applicazioni tattiche: quando e come usare O Soto Gari
O Soto Gari è estremamente efficace sia in attacco che in contrattacco. I momenti ideali includono:
- quando Uke retrocede o si irrigidisce;
- come risposta a uno squilibrio laterale fallito da Uke;
- nei casi in cui Uke applichi pressione in avanti, offrendo il proprio peso come leva.
In Kenka Yotsu (guardia opposta), la tecnica funziona bene se si riesce a controllare il braccio dominante di Uke. In Ai Yotsu (guardia uguale), il momento migliore è spesso nel passaggio da un attacco frontale a uno laterale.
Shōhei Ōno e O Soto Gari: una maestria accademica e agonistica
Nel panorama del judo contemporaneo, pochi atleti hanno saputo incarnare la potenza e l’eleganza di O Soto Gari con la maestria di Shōhei Ōno (大野将平). Judoka leggenda giapponese classe 1992, due volte campione olimpico (Rio 2016 e Tokyo 2020) e tre volte campione del mondo, Ōno ha fatto di questa tecnica un pilastro del proprio stile competitivo, trasformandola in una firma personale.
Il suo legame con O Soto Gari non si limita all’ambito agonistico: la sua tesi di laurea magistrale all’Università di Tenri, uno dei più prestigiosi centri accademici per lo studio del judo, è stata interamente dedicata all’analisi tecnica e teorica di questa proiezione. Un raro esempio di simbiosi tra pensiero e azione, tra studio accademico e pratica marziale.
Ōno esegue O Soto Gari con una raffinatezza che ha elevato la tecnica a forma d’arte: spesso utilizza una variante in Kenka Yotsu (guardia opposta), dove preferisce una presa sotto l’ascella piuttosto che sulla manica, guadagnando così un controllo più diretto del centro dell’avversario. Questa scelta tattica, unita a una sensibilità straordinaria nel percepire lo squilibrio di Uke, gli consente di applicare la proiezione con un’efficacia quasi chirurgica.
Un’altra peculiarità del suo stile è l’uso dei “ken-ken”, piccoli saltelli in avanzamento sulla gamba d’appoggio, che gli permettono di adattare istante per istante la distanza e l’angolazione d’attacco, mantenendo al contempo equilibrio e continuità nell’azione.
L’O Soto Gari di Ōno è diventato uno studio a sé: atleti, allenatori e studiosi del judo analizzano i suoi match per cogliere le sottigliezze biomeccaniche e strategiche della sua esecuzione. La sua capacità di coniugare esplosività e controllo, di unire studio accademico e spontaneità agonistica, lo rende un modello perfetto del principio judoistico del “seiryoku zen’yō” – il massimo risultato con il minimo sforzo.
Combinazioni e contrattacchi
Renraku-waza (combinazione)
Una combinazione classica e particolarmente efficace è quella con Uchi Mata (内股). Tori minaccia un O Soto Gari, inducendo Uke a retrocedere o a difendere la gamba esterna. Questo movimento difensivo apre lo spazio interno, permettendo una transizione fluida verso Uchi Mata, sfruttando il movimento rotatorio del bacino.
Gaeshi-waza (contrattacco)
Uno dei contrattacchi più noti a O Soto Gari è O Soto Gaeshi (大外返し). Uke, anticipando la falciata, può arretrare leggermente e ruotare il busto per invertire l’energia dell’attacco, eseguendo una proiezione speculare su Tori, con effetto sorprendente e altamente spettacolare.
Conclusione: l’arte dell’equilibrio nel cuore del Judo
O Soto Gari non è solo una tecnica tra le tante: è un passaggio iniziatico, una sintesi della filosofia del judo che insegna a cogliere l’istante, a sentire l’altro, a usare l’energia altrui con intelligenza. Il suo gesto ampio e deciso è immagine concreta del principio dell’armonia nella forza, della capacità di proiettare non per sopraffare, ma per restituire all’altro l’equilibrio che ha perso.
E nel suo interprete più eminente, Shōhei Ōno, questa tecnica trova oggi la sua espressione più pura: dove la potenza diventa eleganza, e la lotta si trasforma in un gesto artistico. In un’epoca in cui tutto corre, O Soto Gari ci ricorda che l’efficacia può nascere dal silenzio di un attimo ben compreso.